| Per Pulixi: Le fibre dette "pallide"sono in grado di accorciarsi a una velocità più elevata e sanno altresì estrinsecare maggiore forza; altre definite "rosse" sono invece dotate di minore velocità e minore forza, ma hanno una più alta resistenza. L'allenamento appropriato riesce a trasformare in parte le caratteristiche delle fibre muscolari; è più facile però che una fibra "pallida" acquisti una maggiore resistenza e diventi più simile a una fibra "rossa", piuttosto che si verifichi la trasformazione in senso inverso. Fibre "rosse" Le fibre "rosse" sono chiamate anche "di tipo I", o "lente", o "STF". Esse sono ricche di mioglobina, una sostanza che è appunto di colore rosso e che, all'interno della fibra, trasporta l'ossigeno fino ai corpuscoli nei quali viene utilizzato: i mitocondri Fibre "pallide" Le fibre pallide sono dette anche "di tipo II", o "veloci", o "bianche", o "FTF". Esse sanno accorciarsi rapidamente e sanno estrinsecare valori elevati di tensione alle estremità; contengono poca emoglobina e pochi mitocondri. Fra le fibre pallide, comunque, si possono distinguere alcuni sottotipi, i principali dei quali sono questi due: • il sottotipo "glicolitico" che è più specializzato nel ricorso a quel meccanismo ("anaerobico lattacido") nel quale si forma acido lattico; • il sottotipo "ossidativo" che, in un certo senso, somiglia un po' alle fibre rosse, ossia ha una discreta capacità di utilizzare l'ossigeno.
Ora, questa non è certamente la sede per dissertazioni accademiche, che Pulixi ha già certamente espresso a Scienze Motorie piuttosto che ISEF. In più: le mie 4 righe erano più una proposta operativa e un ambito di lavoro piuttosto che altro. Magari, prima, cerca di capire; poi, puoi confutare tutto, compresa la fisiologia umana. Vuol dire che il prossimo Nobel te lo prendi tu e Margaria lo gettiamo al fuoco.
|